Seduti sulla veranda del rifugio ci godiamo questo sole pomeridiano di metà Giugno. Grossi nuvoloni grigio-scuro si avvicinano spinti dal vento, inondando le cime delle montagne attorno: poco importa, la nostra scommessa è già vinta, siamo al riparo avendo scansato il maltempo previsto.
Mi alzo e in ciabatte mi avvicino alla fontana dove a pochi passi pascolano due piccoli stambecchi. Il mio sguardo è rapito da quella parete lassù, dal ripido versante ovest dell'Argentera, il cuore delle Alpi Martittime. In mezzo a quelle placche di granito scuro una linea di neve e ghiaccio biancheggia, chiara e logica come un segno divino. E' tutto l'anno che sogno di buttare le mie piccozze là dentro, che mi chiedo come sarebbe stato stare qui, guardando dal basso quella scia che sale verso la vetta.
Le aspettative sono superate, è strana la sensazione che ora provo, la felicità mi prendere facendomi fremere. Mi giro a guardare i miei compagni: Ale sta chiacchierando col rifugista, Lallo si rilassa sulla sdraio, mi viene da sorridere, felice veramente.
Ore 4:15; ci allontaniamo tuffandoci nella morena, le luci delle frontali danzano fra massi e neve. Un'ora dopo la nostra cordata sta solcando il canale, il ritmo di picche e ramponi è costante, mentre il giorno nasce lentamente proiettandosi rosso alle nostre spalle. Ci muoviamo in un viaggio grandioso nel cuore della parete.
Sdraiati sulla cima sentiamo il caldo della roccia sotto di noi; ci rilassiamo a lungo assaporando la nostra salita giunta ormai al suo termine. Qualcosa è cambiato, non si tratta più di raccogliere il più possibile, ma di coltivare un sogno.
Attorno a noi pareti impressionanti, ma è la logicità di questa via a lungo sognata, su questa montagna a lungo desiderata, che mi rende felice.
Ci apprestiamo a scendere, Lallo ci ricorda di scattare qualche foto della cima. Perdiamo ancora qualche minuto e improvvisamente un pezzo di cima crolla, investendo il colatoio che stavamo per imboccare. Le foto di Lallo ci hanno salvato la vita! La cosa ci impietrisce e ci fa pensare.
Molto più in basso, scendendo trotterellando per il sentiero, riflettiamo: ancora una volta siamo vivi per pura coincidenza o per un miracolo. Un miracolo che si accompagna a chi sogna la bellezza, a chi sogna più vero e quella bellezza la insegue sfiorandola, sul filo della vita.
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