martedì 28 ottobre 2014

Diario Spedizione 2014 (il Duca) - CAMPI


Campo Base, 27/07/2014 - giorno 4

Finalmente oggi sono andato in montagna e mi sono sentito alla grande! 
Siamo saliti a Campo1, nonostante il tempo non eccezionale, dove abbiamo montato la nostra tenda e lasciato viveri, gas, fornellino, pala e materassini.
Partiti dopo la colazione delle 8.00, abbiamo attraversato l'enorme ghiacciaio su cui si trova il nostro Campo Base. Nella prima parte alcune bandierine e ponticelli di legno ci hanno segnato la via, poi abbiamo vagato ad intuito per il gigantesco labirinto di ghiaccio e crepacci.
Raggiunto l'attacco della via, ramponi ai piedi abbiamo risalito la prima rampa di ghiaccio vivo; poi è giunto il pendio di neve più molle ma con una buona traccia. Mi sentivo bene, sono salito senza fiatone, agile.
Una corda fissa ci ha portati oltre la crepaccia da dove abbiamo poi iniziato il lungo traverso, fino a guadagnare la cresta. Quando a tratti il sole usciva fra le nubi faceva caldo.
Qui Claudio inizia a dirmi che il tendine da fastidio, iniziamo a temere che la tendinite di un mese prima stia per risaltare fuori.
Raggiunta la cresta nevosa, saliamo la serie di corde fisse fino ad un seracco, che superato ci porta al Campo1. Sostiamo un attimo soddisfatti, poi montiamo la nostra piccola tenda sulla costa di pietra a picco sulla seraccata.
Inizia a nevicare, facciamo veloci, quindi iniziamo a scendere.
In discesa il dolore di Claudio si accentua, quando arriviamo al Campo Base non abbiamo addosso la soddisfazione che ci saremmo aspettati ieri: il tendine ci preoccupa seriamente! Iniziamo a temere che il problema possa compromettere la spedizione.





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Campo Base 28/07/2014 - giorno 5

Oggi giornata di riposo al Campo Base. Il tempo non è bello, anche se non ci sono state grandi precipitazioni.
Quello che però principalmente ci tiene fermi è il tendine di Claudio, temiamo che la salita al Khan Tengri possa essere compromessa. Potrei tentare da solo, ma senza le grotte di ghiaccio* a Campo2 e Campo3 sarebbe impossibile, non posso infatti pensare di sposare la tenda e il resto da solo. 
Iniziamo a considerare molto più concreta la possibilità di limitare l'obbiettivo al Chapaeva Peak (anche se rimane il medesimo problema per attrezzare il Campo2). 
Si sono pensate diverse opzioni per la salita, per permettermi di tentare la vetta; intanto attendiamo come evolve il tendine.
Se domani il tempo è buono salirò a Campo1 con l'idea di dormire lì, Claudio vedrà domattina: o viene su con me o salirà il giorno successivo quando io tenterò di andare a Campo2. 
La cosa fondamentale è "conoscere e rispettare la montagna", questa è l'essenza dell'alpinismo.


*L'agenzia a cui ci siamo appoggiati ci aveva comunicato la possibilità di sfruttare delle grotte di ghiaccio a Campo2 e Campo3, che però una volta arrivati al Campo Base ci hanno detto non essere disponibili.

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Campo Base 30/07/2014 - giorni 6 e 7

Siamo tornati al campo base dopo due giorni passati sulla montagna.
Alla fine il 29 luglio, baciati da una giornata bellissima, siamo partiti insieme alla volta del Campo1. Saliti molto bene (nessun dolore al tendine) ci siamo goduti il primo campo alto che si è riempito di cordate e tende.
Affacciati sull'abisso di seracchi, con di fronte la Nord del Khan Tengri, fa un certo effetto vedere tutte queste tende montate in fila sulla costa rocciosa.
La notte ha nevicato abbondantemente.



























Il giorno dopo la sveglia è suonata alle 5.15, abbiamo iniziato a sciogliere la neve per fare il tea, ma eravamo entrambi abbastanza rallentati. Dopo colazione Claudio si è rimesso a dormire, mentre io ho sfruttato l'aria fresca per riprendermi.
Alle 8.30 siamo partiti senza grossi pesi per il Campo2, l'idea era quella di fare acclimatamento.
La salita al secondo campo alto è molto bella, sempre sul filo di cresta e attrezzata con corde fisse. Si sale con pendenze sempre sostenute, le condizioni della via erano ottime.
Ci sentivamo bene e andavamo spediti, fino al tratto roccioso che abbiamo salito con buona disinvoltura (è il tratto più tecnico). Poi però, raggiunti i 5400m, dove inizia l'ultimo pendio prima del campo, abbiamo avuto una pesante ricaduta fisica: mi sentivo come spompo, senza più energia.
Ogni passo è infatti divenuto lento e faticosa; giunti al campo ci ha presi una fortissima sonnolenza.
Il Campo2 è posto su una cupola di neve dove le tende sono state protette con muretti di ghiaccio, che il vento ha però riempito di buchi: sembra siano stati presi a cannonate.
Rimasti al campo una ventina di minuti, abbiamo poi iniziato la logorante discesa lungo le corde fisse, fino al Campo Base.

Adesso siamo qui stanchi e un po' demoralizzati per come abbiamo sentito la quota; dovremo decidere come tentare il Chapaeva, ma per ora non c'è la voglia di pensarci. Certo fa molto anche il tempo che è sempre estremamente variabile: ora nevica!



sabato 25 ottobre 2014

Diario Spedizione 2014 (il Duca) - VIAGGIO


Istanbul, 24/07/2014 - giorno 1

Alle 14.30 è partito da Orio il nostro aereo per Istanbul, inizia questa spedizione per conquistare il Khan Tengri. Alle 17.45 (ora locale) siamo atterrati in Turchia e ora attendiamo il volo per Almaty. La grande preoccupazione per la preparazione dei bagagli mi ha lasciato addosso una grande stanchezza, alla fine con 31 kg a testa e un grosso bagaglio a mano siamo riusciti a partire senza problemi. Ora tante altre preoccupazioni mi riempiono la testa, siamo silenziosi, non c'è quell'euforia che ci si aspetta accompagnare la realizzazione di un sogno: questo vuol dire che sia io che Claudio, il mio compagno di spedizione, siamo ben coscienti di quel che andiamo a fare. Importante sarà succhiare fino al midollo quello che questa esperienza mi donerà.



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Karkara, 25/07/2014 - giorno 2

Siamo arrivati a Karkara, che come mi aspettavo è bellissima: prati  e colline verdi macchiate da boschi di conifere. 
L'uomo dell'agenzia a cui ci appoggiamo è venuto a prenderci all'aeroporto di Almaty dove siamo atterrati alle 4.30 (ora locale). Non è stato perso nessun bagaglio e questa è un'ottima cosa. Il nostro autista, un kazako di origine russa molto taciturno, ci ha portati ad un grosso supermercato dove abbiamo comprato biscotti, frutta sciroppata, Coca Cola, carne in scatola e altra roba da mangiucchiare. Poi siamo partiti su una jeep super carica. Con noi viaggiava anche un alpinista Lituano. Abbiamo attraversato territori incredibili: dalle grandi praterie con sfondo le montagne, ai grandi deserti. Gente con i carretti trainati da cavalli e automobili anni '60, poliziotti da corrompere ai posti di blocco e un guasto al motore ci hanno accompagnato in questo viaggio. Arrivati a Karkara abbiamo passato la giornata dormendo e rilassandoci in questa bellezza, mentre mandrie di cavalli pascolano attorno al campo.



















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Campo Base, 26/07/2014 - giorno 3

Siamo al campo base del Khan Tengri, il nostro elicottero ci ha portati con un giorno di anticipo sotto alla nostra montagna. La partenza anticipata è dovuta al cattivo tempo previsto per i prossimi giorni, che avrebbe rischiato di bloccare i voli. Stiamo bene, nonostante lo sbalzo di 1800 metri. La giornata è molto bella e la nostra montagna risplende terribile ed enorme.
Qui al campo continuano a darci da mangiare e una giovanissima dottoressa ci ha misurato la pressione. Stasera decideremo cosa fare domani, l'idea sarebbe di salire a Campo 1 e iniziare a portare su un po' di materiale; rimane importante non saltare le tappe, molto dipenderà anche dal meteo (di cui per ora non hanno saputo fornirci le previsioni).
La via a vedersi appare molto impegnativa, sulle Alpi mi avrebbe esaltato: è molto logica, come piace a me, salendo lungo il bellissimo sperone nord. Qui però le incognite e i fattori sono tantissimi ed enormi, è tutto da vedere!



venerdì 3 ottobre 2014

Riflessioni su un torrente (il Duca)

Ieri, scendendo dallo Scais, mi sono fermato su di un ponticello con uno dei miei compagni di cordata. Ci siamo seduti lì, con le gambe a penzoloni sopra il torrente, ad aspettare il terzo amico rimasto un po’ più indietro.
In silenzio, con gli zaini buttati in parte, osservavamo l’acqua scorrere e raccontare la sua storia. Ascoltavamo quello scoscio sempre eterno: il fruscio di una giovinezza infinita che sempre nasce e va, percorre esattamente il suo corso.
Il torrente in montagna ha una magia unica, trasmette un’allegria e una vivacità indescrivibile, una tranquillità assoluta. E’ come se ti dicesse: “vai tranquillo che ognuno ha esattamente la sua strada, si tratta di percorrerla nel giusto modo, come faccio io”.
Quel giorno avevamo percorso nevai ghiacciati, pietraie impervie, camini verticali e torrioni di roccia, eppure in quelle ultime ore della giornata scoprivamo una nuova possenza, forse la più bella e incredibile di tutte le montagne. Ne avevamo già osservati di torrenti, una marea; un’oretta prima ci eravamo persino concessi un pediluvio in una delle sue pozze smeraldo. Ma in quel preciso istante, mentre stavamo stravaccati li sul ponte, riuscivamo a sentire il torrente che cristallino ci svelava il suo segreto, ci raccontava la magia dell’eterna giovinezza. Era chiaro, una rivelazione.
La sera di ritorno dalla montagna spesso si viene presi dalla malinconia, si sente che ormai l’esaltazione della scalata lascia spazio al ritorno alla normalità. Ma ieri sera no.
Mentre il buio della notte avvolgeva il ponte e il bosco e le montagne attorno, quello scroscio portava nella mia anima una serenità indescrivibile. L’anima si riempiva di una saggia fortezza.

E così, dopo mille scalate, l’ho pensato, anzi l’ho sentito come una verità tangibile: “è proprio bello andare in montagna”. Forse sembra banale dirlo ora, ma è davvero proprio così.