venerdì 3 giugno 2016

Elogio alla Grignetta (il Duca)

Quante volte sono arrivato in cima alla Grignetta? Proprio là dove c'è il bivacco-ufo, la croce dei Ragni, il vecchio deposito del Guido? Saranno almeno una trentina, con tutte le condizioni: d'estate con l'afa, d'inverno con la neve; con la pioggia, il vento, il sole che splende sul calcare bianco, candido come il Duomo di Milano.
Sono salito da vie diverse: di ghiaccio con le slavine che rombano, di roccia con le mani spellate; dal sentiero, da solo, con gli amici, il cane, la morosa, la famiglia.
La Grignetta è come la casa della nonna, ogni tanto si torna a trovarla. Tutto è assolutamente famigliare e riaccende ricordi mai dimenticati, ma allo stesso tempo sa regalare sempre qualcosa di nuovo. Si può provare ad andare ad esplorare anfratti mai percorsi, ma quando poi ci di affaccia a quell'altare di pietra che ne costituisce la vetta, ci si accorge che si è sempre lì: a casa.
Ricordo benissimo la seconda volta che sono arrivato in cima, la prima volta che ho salito il Canale Porta. Avevo una decina d'anni ed ero con mio papà.
Sulle spalle uno zaino molto più spesso di me e nel cuore l'emozione di salire legato ad una corda. Ricordo la bellezza di appoggiare le mie mani su quel calcare magico, mentre la sera si avvicinava abbracciando le guglie di quel mondo incantato. Dormimmo nel bivacco avvolti nei nostri sacchi a pelo e la mattina c'era fuori il Guido, in canottiera, che fischiettava facendo su il cemento.

Nella vita ci sono tanti momenti in cui ci si sente persi, ma basta che si dissolva un po' la foschia e dalla pianura la si vede proprio là: la Grignetta. Basta un po' di buona volontà e si può andare a trovarla, come si va a trovare la vecchia nonna. E questo è certo confortante.