mercoledì 4 ottobre 2017

Maledetta Speranza (il Duca)

Chiuso qui, in questa stanza, con tutte le preoccupazioni che bussano nel cervello; con lo schifo di un'umanità che appassisce sempre di più. Non leggo libri di sociologia, ma guardo quello che tocco tutti i giorni: ragazzi vuoti, riempiti solo da droga e bugie. Speranze mai neppure nate, spiriti tumefatti in una libertà che è pura schiavitù, rinchiusi in una realtà che non è reale.
Non sono promesse tradite, solo miti dannosi. Non sono né ribelli né rivoluzionari, né schierati né fanatici. Non sono nulla, solo zombie che pensano di essere qualcuno, senza neppure crederci troppo.
Lo stato non esiste, è solo il paracadute del peggio: senza storia, né memoria, né prospettiva. Hanno ucciso il popolo in nome della libertà: il sistema ha vinto in modo assoluto, su tutto il fronte!
Cosa posso fare? Come posso muovermi?
Tutto è assorbito in quel pantano in cui nulla si muove; tutti sono convinti di correre, ma sono immobili, fermi come cadaveri. Se si muovono è perché affondando, schiacciati dal peso di cose, risposte imposte ad un bisogno che non è domanda, non è desiderio. E' solo il trucco del sistema per riempire il buco.
Che fare?
La tristezza è dipinta sul mio viso, il cuore è pesante, gonfio di questo nulla a cui non vuole arrendersi.
Perché non vuole arrendersi? Che cosa gli chiede di resistere? Che cazzo gli impone di resistere?!

La bellezza, la bellezza conosciuta. La bellezza che ho conosciuto. L'altra libertà, quella che si fonde con una realtà immensamente più grande di me: che apre al desiderio, non lo tappa.

Maledetta speranza, maledetta perché non ti permette di accontentarti di quello che scorre fra le dita. Lei vuole altro, lei non si abbandona alla disperazione di un desiderio troppo grande, lei spera ancora di poterlo perseguire. Come il piccolo uomo sulla grande parete, come la bellezza che ho avuto il privilegio di vivere. Di vivere veramente.