Ieri, scendendo dallo Scais, mi sono fermato su di un
ponticello con uno dei miei compagni di cordata. Ci siamo seduti lì, con le
gambe a penzoloni sopra il torrente, ad aspettare il terzo amico rimasto un po’
più indietro.
In silenzio, con gli zaini buttati in parte,
osservavamo l’acqua scorrere e raccontare la sua storia. Ascoltavamo quello
scoscio sempre eterno: il fruscio di una giovinezza infinita che sempre nasce e
va, percorre esattamente il suo corso.
Il torrente in montagna ha una magia unica, trasmette
un’allegria e una vivacità indescrivibile, una tranquillità assoluta. E’ come
se ti dicesse: “vai tranquillo che ognuno ha esattamente la sua strada, si
tratta di percorrerla nel giusto modo, come faccio io”.
Quel giorno avevamo percorso nevai ghiacciati,
pietraie impervie, camini verticali e torrioni di roccia, eppure in quelle
ultime ore della giornata scoprivamo una nuova possenza, forse la più bella e
incredibile di tutte le montagne. Ne avevamo già osservati di torrenti, una
marea; un’oretta prima ci eravamo persino concessi un pediluvio in una delle
sue pozze smeraldo. Ma in quel preciso istante, mentre stavamo stravaccati li
sul ponte, riuscivamo a sentire il torrente che cristallino ci svelava il suo
segreto, ci raccontava la magia dell’eterna giovinezza. Era chiaro, una
rivelazione.
La sera di ritorno dalla montagna spesso si viene
presi dalla malinconia, si sente che ormai l’esaltazione della scalata lascia
spazio al ritorno alla normalità. Ma ieri sera no.
Mentre il buio della notte avvolgeva il ponte e il
bosco e le montagne attorno, quello scroscio portava nella mia anima una
serenità indescrivibile. L’anima si riempiva di una saggia fortezza.
E così, dopo mille scalate, l’ho pensato, anzi l’ho
sentito come una verità tangibile: “è proprio bello andare in montagna”. Forse
sembra banale dirlo ora, ma è davvero proprio così.
2 commenti:
Sei un grande!
Bella riflessione
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