Oggi un aereo mi porterà a Toronto, in Canada, da cui proseguirò per il Perù, nel cuore del Sud America. Parto per incontrare mia sorella e poi raggiungere la Cordillera Blanca, gioiello splendido delle Ande: inizia la mia quarta spedizione extra europea!
Da tempo meditavo una nuova avventura alpinistica, sognavo i confini occidentali del mondo e qualcosa che a molti stona: fare una spedizione in solitaria.
Ad alcuni questa cosa non piacerà, ma sono convinto che gli Amici capiranno. Capirà chi mi conosce bene e chi conosce quello che la montagna e l'avventura possono donare. Nella vita bisogna osare; bisogna avere il coraggio di afferrare i propri sogni e accettare la fatica che richiedono. A sognare e basta si diventa vecchi, inutilmente.
A volte bisogna mettersi in cammino e porre un piede davanti all'altro; a volte farlo da solo apre prospettive impensabili.
Oggi inizia questa mia nuova sfida: l'alpinismo è la possibilità che mi è stata donata per rafforzare me stesso in un'incredibile danza col mondo, ed è quello che gioiosamente vado a fare. A volte bisogna essere liberi di provare a realizzare quello che ti passa per la testa.
L'obbiettivo è salire il Nevado Copa (6188m) tentando una linea sulla parete sud. Mi acclimaterò scalando la cima dell'Urus Est (5420m), poi porterò il mio campo base sul lago Lejiacocha a circa 4300m. Da qui tenterò l'ascensione alla mia montagna, piazzando un campo intermedio a 5200m.
Mi sono allenato intensamente, correndo la mattina contro il caldo o la sera nel freddo dell'inverno. Le trazioni, le salite in Maddalena, le scalate in alta montagna con gli amici; l'organizzazione dettagliata di tutto e la certezza dell'imprevisto. Tutto questo mi hanno condotto a ciò che troverò oltre il mio aereo delle 12:10.
La bellezza di quei giganti americani viene decantata da chiunque li abbia potuti ammirare. Ma noi alpinisti non ci accontentiamo di intravedere la bellezza, noi vi ci vogliamo immergere: respirarla pienamente, con la massima intensità, con la totalità del nostro corpo, dell'anima e della mente. Questo è quello che vado a fare; questa è la mia scalata solitaria del cuore delle Ande.
Condividerò parte del cammino con mia sorella Daniela e con le guide del Don Bosco. Fino ad ora ero stato avaro di dettagli non per segretezza, ma per mantenere l'intimità di quello che sto per fare, perché il cammino è anzitutto un percorso che parte dal profondo. E dal profondo ringrazio chi mi ha aiutato a partire, consapevolmente o meno. Grazie e a presto!
Stefano
(il Duca)