Raggiungiamo il colle e ci fermiamo: sotto di noi si stende come un
mare calmo il ghiacciaio, mentre dinnanzi si alza grandiosa la parete nord del
Lyskamm.
Guardando a ovest è ancora notte fonda, il cielo è nero, buio,
delicatamente puntellato da milioni di stelle. A est una sottile linea di fuoco
segna il confine delle montagne.
Ci sediamo nella neve circondati da un silenzio immenso, che ci
ingloba totalmente. Sembriamo pellegrini entrati nel gigantesco regno della
pace, in una tranquillità gelida, terribilmente assoluta.
Fa freddo, molto freddo, noi aspettiamo. Attendiamo che la prima luce
del giorno illumini la nostra via, che ci sveli le rocce incrostate di ghiaccio
che ora appena si intravedono sotto alla luna. Lallo si sfila gli scarponi e si
mette un secondo paio di calzettoni; attendiamo e allo stesso momento fremiamo
per iniziare la nostra scalata. Per lanciarci verso la vetta.
Intanto però siamo qua, fermi e in silenzio nel buio-argento
dell’immensità. C’è tutta la potenza e la malinconia della montagna in questo
momento, c’è tutto il suo assolutamente-immobile. C’è una bellezza assoluta,
qualcosa che incute devoto timore.
Siamo in giro già da qualche ora: abbiamo girovagato a lungo per il
labirinto di crepacci fino al colle del Lys, quindi abbiamo attraversato la
valle sotto al Corno Nero, alla Parrot, alla Ghifetti. Ora inizia la parte più
delicata ed esposta, più tecnica. Sappiamo che appena oltre il Rosa
precipita in una parete immensa e vertiginosa, sappiamo bene che danzeremo sul
suo filo sottile. Il nostro obbiettivo è il punto più alto di questo grandioso
regno di ghiaccio e roccia… ma ora siamo qua, come prigionieri di un
incantesimo di assoluta bellezza.
Qualche minuto dopo il giorno ci ha riconsegnati all’azione, ma quella
magia ha lasciato una traccia in noi. Quando ripenso a quell’attesa sul
ghiacciaio riscopro un’appartenenza indistruttibile, a cui devo ritornare, di
cui non posso fare a meno. E poi viene un pensiero: se Chi governa quel regno,
Chi l’ha dipinto con un colpo di pennello, è lo stesso che ha buttato anche me
in questo mondo… allora la speranza è grande.
Essere alpinisti è la nostra grazia, bisogna ringraziare ogni giorno!